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Chi è Salvatore Montefusco, condannato a 30 anni per duplice femminicidio

sagoma ombra uomo

Il nome di Salvatore Montefusco è legato a un caso di cronaca: l’uomo ha ucciso due donne, la moglie e la figliastra.

Salvatore Montefusco si è macchiato nel giugno del 2022 di un doppio omicidio: ha ucciso a fucilate la moglie Gabriela Trandafir e la figlia di lei, Renata. Un efferato fatto di cronaca nera, la cui sentenza ha scatenato la reazione dell’opinione pubblica. Ecco chi è l’uomo, che ha evitato l’ergastolo.

Salvatore Montefusco chi è: biografia e carriera

Salvatore Montefusco, originario di San Cipriano d’Aversa, dovrebbe essere nato tra il 1951 ed il 1952. L’uomo prima del duplice femminicidio nel 2022, ha vissuto per decenni a Castelfranco d’Emilia dove ha svolto la professione di imprenditore edile prima di andare in pensione. 

Nel corso della sua carriera come imprenditore edile, si è schierato contro la camorra: infatti è stato uno dei primi imprenditori del Modenese a denunciare, nel corso degli anni ’80, le infiltrazioni mafiose nella zona.

Ricostruzione del duplice femminicidio di Modena e sentenza

Il caso risale al 13 giugno 2022: in seguito ad un’escalation di conflitti tra l’uomo e le due donne, con denunce reciproche, ed udienza di separazione tra i coniugi prevista per il giorno dopo, Montefusco ha ucciso entrambe a colpi di fucile, nella loro casa a Cavazzona, frazione di Castelfranco Emilia. La Corte di Assise lo ha condannato a 30 anni per il duplice omicidio, evitandogli l’ergastolo, chiesto dall’accusa, appellandosi ad attenuanti generiche. 

Secondo la sentenza della Corte di Assise di Modena, Montefusco ha agito contro la moglie e la figliastra, per dei “motivi umanamente comprensibili”: umiliazioni, maltrattamenti e ricatti subiti in casa. Nelle motivazioni della sentenza a carico dell’uomo si legge: “Arrivato incensurato a 70 anni, non avrebbe mai perpetrato delitti di così rilevante gravità se non spinto dalle nefaste dinamiche familiari che si erano col tempo innescate. La situazione che si era creata nell’ambiente familiare lo ha indotto al tragico gesto, compiuto per motivi umanamente comprensibili”. Tra le aggravanti considerate dalla Corte, anche il fatto che imbracciò il fucile davanti al figlio minorenne della coppia al momento del delitto.

Montefusco con condanna in primo grado a 30 anni di reclusione, ha beneficiato delle attenuanti generiche. Una sentenza che ha destato il malumore dei familiari delle due vittime, nonché proteste ed indignazione da parte dell’opinione pubblica e non solo.

Il rapporto conflittuale tra Montefusco e Gabriela Trandafir

Salvatore Montefusco prima di sposarsi con Gabriela Trandafir, aveva alle spalle un precedente matrimonio, dal quale aveva avuto tre figli. Mentre Gabriela aveva già una figlia, Renata, uccisa dal patrigno quando aveva solo 22 anni. Insieme Salvatore e Gabriela hanno avuto un figlio, che all’epoca del duplice delitto nel 2022 era ancora minorenne.

Gabriella Trafandir uccisa a 47 anni dal marito, dal quale stava per separarsi, dipendeva economicamente da lui. Prima dell’omicidio, per anni Gabriela aveva denunciato i maltrattamenti del marito. In totale le due donne avevano fatto 11 denunce contro l’uomo. La situazione di perenne scontro li aveva portati alla separazione, con udienza in programma all’indomani del delitto.

Un assassinio avvenuto in un contesto in cui Montefusco si ritrovava costantemente a litigare con la moglie e la figlia di lei. Anche l’uomo era ricorso alle denunce. Prima dell’omicidio, le due donne lo avevano invitato ad abbandonare la casa di famiglia. Il clima teso e l’imminente separazione avevano creato nell’uomo una crescente frustrazione ma anche il timore di perdere il figlio avuto da Gabriela.

Curiosità su Salvatore Montefusco

– Come testimone chiave nell’inchiesta contro l’infiltrazione della camorra ha contribuito nel 2000 a far arrestare diversi membri della cosca dei Casalesi.

– L’uomo ha vissuto a lungo nelle campagne di Riolo di Castelfranco, dove aveva anche dei cavalli, una sua grande passione.

D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza) nel gennaio 2025, dopo la sentenza definitiva contro Montefusco, ha espresso il suo dissenso, protestando attraverso tutti i canali a disposizione dell’organizzazione no-profit.

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ultimo aggiornamento: 17 Gennaio 2025 15:12

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